Tarcento, 16 settembre 2022
“Guarda che bella strada,
guarda che gente allegra,
guarda che novità:
qui si cammina insieme,
non ci sono primi
e non c’è un ultimo.”
Queste sono le parole del brano che abbiamo cantato mercoledì mattina al momento iniziale, in salone, insieme ai nostri alunni.
È proprio giusta, giusta per noi e per lui, per quello che siamo e che è la nostra cooperativa scolastica.
Io e i miei colleghi, presenti e passati, insegnanti e collaboratori della Scuola Camillo di Gaspero, abbiamo l’onore di far parte di questa realtà educativa e di imparare un modo di vivere la scuola che ha qualcosa di speciale.
Don Villa ci ha insegnato che per crescere, per imparare, bisogna stare assieme, e quindi condividere le esperienze, essere d’esempio, dire a un piccolo “Vieni, io sono un po’ più grande di te, ti faccio vedere cosa ho imparato. Facciamo un pezzo di strada insieme”.
Questo rapporto vivo tra adulti e ragazzi – tra grandi e piccoli, come diceva lui – è alla base dell’idea di educazione che ha portato don Villa a Tarcento. Chi ha insegnato alla Domus, come chi l’ha frequentata da alunno, sa di aver sperimentato un modo di stare a scuola, di crescere e di imparare, diverso: fatto di aiuto reciproco, di rapporti intensi e soprattutto di affetto.
Ora che don Villa ci ha lasciato, sentiamo di avere il compito e la responsabilità di continuare a mantenere autentica e viva la realtà educativa della Domus.
Vogliamo tenere a mente le parole della canzone per imprimere nella memoria e non dimenticare ciò che è bello, è buono, e deve essere conservato, accudito e consegnato a chi verrà.
prof.ssa Serena Micco per gli insegnanti
16 settembre 2022
Caro don Villa,
quando mercoledì Don Enzo ci ha dato la notizia che ci hai lasciato in un attimo è sceso il silenzio in tutto il salone. In tuo onore è stato intonato un canto che rispecchia appieno la tua vita. Infatti dice: “Camminerò con voi senza fermarmi mai. Guarda che bella strada e quanta gente c’è”. Ne hai fatta di strada, caro don Villa, per arrivare fino a Tarcento.
Qui hai trovato molte persone che hai coinvolto per realizzare il suo progetto di vita. Hai creato una comunità nella comunità. Hai visto in tutti solo il meglio e hai cercato di insegnare a tutti a vedere il meglio negli altri, a stare insieme per fare, per essere qualcosa e a non sentirci mai soli.
Insieme si può.
Fino a poco tempo fa in presenza, sempre molto attento e riflessivo, hai accolto tutti con un sorriso, lo stesso sorriso che ogni giorno ci aspettava al momento iniziale, lo stesso sorriso che ci arrivava nei video durante la Dad, lo stesso sorriso che mi ricorderò alla festa di fine anno quando ti ho visto fuori, nel cortile. Sempre pronto ad ascoltare ogni nostra minima opinione e a trarre insegnamento anche dalle cose che sembravano banali, ma che tu elaboravi facendole diventare dei veri e propri insegnamenti.
Ci sapevi parlare del Signore in maniera diversa facendoci riflettere e rendendoci partecipi dei tuoi ragionamenti per arrivare a una conclusione di gruppo.
Hai dedicato la tua vita a creare, insieme ai tuoi collaboratori, una casa per tutti noi. La nostra scuola. Lei resterà il più grande ricordo che resta di te perché in essa ci sono tutti i tuoi insegnamenti. Ci dicevi sempre “non abbiate paura di parlare dei vostri problemi perché siamo qui per aiutarvi”.
Ecco, adesso hai lasciato la nostra casa, ma sei andato via lasciando la porta aperta per tutti quelli che ne avranno bisogno. Adesso che tu noi ci sei più, dobbiamo continuare noi a seguire e a portare avanti il tuo progetto. Seguici dall’alto con il tuo sorriso e proteggici nel nostro cammino. Se puoi cerca di farci vivere una vita piena e lunga come la tua, in salute, sempre uniti.
Mi ricorderò sempre di te,
Alex, alunno a.s. 2021/22
Sono passati cinque anni scolastici da quando ho iniziato le medie, ma ricordo ancora bene il primo pizzino di don Villa che ho letto. “Educare non è riempire un secchio, ma accendere un fuoco”, diceva. Noi studenti siamo la legna da ardere, gli insegnanti e la scuola sono chi deve accendere il fuoco. Queste parole hanno accompagnato me e centinaia di altri ragazzi durante gli anni alla Domus e anche in quelli successivi, guidandoci giorno per giorno. Non potrò mai ringraziare abbastanza, o sdebitarmi in qualche modo, perché gli insegnamenti e le riflessioni del Villa sono stati i fiammiferi che hanno fatto scaturire la scintilla. Noi non siamo “cosi o cose”, “dovremmo diventare degli scienziati” e “costruire delle cattedrali”. Dobbiamo imparare a vivere, ci ha sempre ripetuto, e il minimo omaggio che possiamo fare a lui, che ha donato ogni giorno per insegnarcelo, è provare a farlo. Grazie, don Villa.
Domitilla, alunna a.s. 2019/20